Come funziona un forno a microonde

Il microonde è un elettrodomestico presente nella maggior parte delle case, tuttavia sono in pochi a conoscerne il reale meccanismo di funzionamento, le molteplici opportunità di utilizzo e i potenziali rischi.

forni-a-microondeQuando si preme il pulsante di accensione, viene attivato un campo magnetico molto potente che in comune con i radar e i programmi televisivi ha le bande di frequenza: sono proprio le onde radio così sprigionate, infatti, a permettere la cottura e il riscaldamento dei cibi.

Il forno produce le microonde agendo sulle molecole d’acqua che compongono gli alimenti e imprimendo loro un movimento simile a una vibrazione che viene ripetuta ben due milioni e mezza di volte al secondo. Una volta che le molecole raggiungono le altissime temperature previste, continuando nel contempo a vibrare freneticamente, il cibo cuore in maniera molto più veloce – e dunque anche economica – rispetto a quanto avviene nei forni elettrici o a gas. L’energia sprigionata, infatti, non si disperde all’interno del forno, ma viene convogliata interamente sul cibo.

È importante sapere che l’effetto delle microonde riguarda esclusivamente le molecole d’acqua: è per questo motivo che, a differenza che negli altri forni, nei forni a microonde si surriscaldano solo le vivande (in virtù dell’acqua che possiedono) e non i piatti/recipienti che le contengono, di qualunque materiale essi siano fatti. Essi non assorbono l’energia del campo magnetico interno al forno, ma ciò non toglie che parte del calore delle vivande venga trasmesso a loro: è per questo motivo che a volte anche i piatti e i contenitori sono caldi una volta estratti dal microonde.

Non tutti i contenitori però sono adatti alla cottura nel microonde: vanno bene quelli in carta, vetro, coccio porcellana e anche in alcuni tipi di plastiche, mentre sono assolutamente da evitare i contenitori in alluminio e in metallo. Questo perché essi riflettono le onde, non consentendo una cottura ottimale, e addirittura si rischia che danneggino il forno stesso, alterando il cosiddetto “cannone magnetico” che genera il campo di cottura. Il “cannone magnetico” – detto anche “magnetron” – è una sorta di tubo vuoto che genera le onde radio. Originariamente, quando fu scoperto (nel 1940), veniva utilizzato esclusivamente per i radar; solo cinque anni dopo la compagnia statunitense Raytheon pensò a una possibile applicazione domestica di questa tecnologia. Da allora il successo del microonde è andato sempre crescendo, complici i frenetici ritmi moderni che impongono pasti veloci, sia da consumare che da cucinare. Le onde radio possiedono lunghezze variabili che possono raggiungere anche l’ordine di chilometri: le microonde, invece, sono dette così perché al contrario sono corte, dotate di una lunghezza di circa dieci/dodici centimetri. Le onde magnetiche vibrano incessantemente (si calcolano quasi duemilacinquecento cicli ogni secondo), facendo la spola da valori positivi e negativi; ogni molecola d’acqua, infatti, possiede due cariche di segno diverso alle due estremità opposte: una positiva e una negativa. Facendo continuamente la spola tra il segno positivo e quello negativo, le onde interferiscono con le molecole d’acqua del cibo, comportandosi in maniera quasi schizofrenica: a volte le attraggono, altre volte le respingono, facendo sì che le molecole, come impazzite, raggiungano velocità altissime, surriscaldandosi e creando attrito.

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