Calvizie, novità dall’uso delle staminali

Fermare la caduta e riattivare la crescita dei capelli potrebbe non essere più solo un sogno ma un orizzonte possibile, grazie all’utilizzo delle cellule staminali quale concreta soluzione terapeutica. Ormai in molti paesi sono stati effettuati esperimenti e indagini che prevedono l’impiego di cellule staminali contro le calvizie, con risultati più che promettenti.

L’ultimo studio in ordine di tempo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications, è stato condotto da un’equipe americana coordinata da Xiaowei Xu presso la scuola di medicina dell’Università della Pennsylvania. Il gruppo di ricercatori ha, fino ad oggi, sperimentato solo sui topi un procedimento basato sulla trasformazione delle cellule dell’epidermide umana – i cosiddetti fibroblasti, le componenti più numerose del tessuto connettivo – in staminali epiteliali dal potere rigenerativo, in grado di produrre follicoli piliferi e di conseguenza nuovi capelli.

Nello specifico, il primo passaggio ha consistito nel prelevare dalla pelle umana i fibroblasti per poi modificarne il Dna attraverso l’introduzione di tre geni specifici e indurne successivamente la conversione in staminali pluripotenti, la cui caratteristica dominante è la potenzialità di differenziarsi in ogni tipo di cellula dell’organismo. La specializzazione delle cellule staminali rappresenta, infatti, un nodo cruciale.

Dopo più di quindici giorni dall’inizio della procedura, sono stati registrati i primi significativi risultati: oltre il 20 per cento delle staminali pluripotenti indotte si sono effettivamente specializzate in staminali epiteliali.

Per verificare l’efficacia dell’azione delle staminali nel trattamento della calvizie, i ricercatori guidati da Xu hanno integrato staminali e cellule dermiche murine, impiantando questo mix nella pelle dei topi. Dal trapianto realizzato in laboratorio sugli animali è emerso come queste cellule siano in grado di produrre sia gli strati più esterni delle cellule della pelle umana che follicoli piliferi funzionanti.

Allo stato attuale, questa procedura manca di alcuni passaggi fondamentali prima che possa essere applicata sull’essere umano. Vanno verificate le condizioni relative alla sicurezza di questa pratica clinica, ma non è l’unica questione sul tavolo. Durante l’esperimento condotto dai ricercatori statunitensi, sono state impiegate cellule dermiche dei roditori ma ancora non si è riusciti a superare l’ostacolo rappresentato dalla generazione dalle cellule del derma papillare umano. La tecnica esaminata in America è riuscita per il momento a risolvere uno dei problemi: la componente epiteliale del follicolo pilifero. Lo studio coordinato dal professor Xu ha comunque il merito di aver sviluppato una frontiera molto importante, ottenendo una quantità rilevante – dal punto di vista numerico – di cellule staminali epiteliali capaci di produrre la componente epiteliale dei follicoli piliferi.

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